Iperconvergenza: perché è il futuro dei sistemi informativi?
Rispondiamo subito alla domanda del titolo: perché l’iperconvergenza può essere considerata il futuro dei sistemi informativi? Semplicemente perché è un’architettura IT software-defined, al tempo stesso agile e scalabile, fondamentale per reggere il passo dei nuovi trend tecnologici che stanno investendo l’azienda. I servizi e le applicazioni necessarie alla workforce diventano sempre più numerose, mobile per definizione, complesse e “onerose” dal punto di vista delle risorse di calcolo. Se a questo aggiungiamo esigenze di storage in continua crescita, comprendiamo perfettamente i motivi per cui la modernizzazione dell’infrastruttura IT rappresenti una delle grandi priorità di qualsiasi CIO.
Iperconvergenza, per la modernizzazione dei sistemi informativi
L’iperconvergenza rientra dunque nel complesso iter di modernizzazione e semplificazione del datacenter: secondo la definizione, si tratta di un’infrastruttura IT software-defined nella quale convergono risorse di calcolo, storage e networking, oltre ad un layer di virtualizzazione e alla gestione unificata tramite un unico centro di controllo. Tutta l’infrastruttura è dunque concentrata in un solo dispositivo hardware, basato su tecnologie commodity (con tutti i loro benefici in termini di costi) e che funge da nodo di un’architettura fortemente scalabile: qualora il singolo appliance non sia in grado di garantire le prestazioni richieste, basta aggiungere un nodo ulteriore.
I benefici rispetto all’approccio tradizionale, contraddistinto da una separazione fisica e logica dei singoli tier dell’infrastruttura (computer, storage, rete) nonché da hardware dedicato, sono palesi: il datacenter tradizionale non solo è molto costoso, ma è anche complesso da gestire e soprattutto da “scalare” in funzione delle richieste del business. L’iperconvergenza, dal canto suo, rende tutto estremamente più versatile e semplifica le operation, richiedendo meno attività, meno controlli e possono “liberare” risorse IT da destinare allo sviluppo applicativo. Inoltre, le infrastrutture iperconvergenti abbattono i costi legati all’hardware dedicato oltre che a quelli di gestione, permettendo all’IT di essere molto più rispondente alle tempistiche richieste dal business. Infine, da segnalare una chiara riduzione dei costi di manutenzione e assistenza, poiché tutto fa capo a pochi vendor o addirittura ad un unico referente. Sulla base di tutti questi elementi, non è certamente un caso che il mercato delle soluzioni HCI (Hyper-Converged Infrastructure) sia in crescita con una previsione di CAGR di addirittura 32,9% nell’intervallo 2018 – 2023, nel quale dovrebbe raggiungere i 17,1 miliardi di dollari (fonte: MarketsandMarkets).
Iperconvergenza e cloud, una grande alleanza
Alle esigenze di cui sopra, le aziende hanno iniziato a rispondere tempo addietro osservando con sempre maggiore interesse il cloud (pubblico) dei grandi vendor come Amazon (AWS), Microsoft (Azure) e Google (GCP). Al tempo stesso, sappiamo che questioni di compliance, sicurezza e, soprattutto, di controllo sui dati ne hanno rallentato l’ascesa in ambito enterprise, soprattutto per attività core e in determinati verticali molto regolati come, per esempio, l’ecosistema finanziario.
Tutto ciò è alla base del successo del cloud privato e delle configurazioni ibride, che anche nel 2020 rappresentano – soprattutto nella variante multi-cloud – uno dei trend di maggiore rilievo. Nel corso degli anni, infatti, il cloud ibrido si è imposto come “il meglio dei due mondi”, data la sua capacità di miscelare la scalabilità e la flessibilità del cloud pubblico con il controllo delle risorse private, diventando poco per volta sempre più ambito nell’ottica della modernizzazione dell’IT. Anche per questo motivo, l’iperconvergenza può essere considerata il futuro dei sistemi informativi, perché non solo garantisce tutti i benefici riportati in precedenza, ma prepara l’azienda e può fungere da basamento stabile su cui costruire un modello IT ibrido, del quale ovviamente esso rappresenta la componente privata.